Tra le persone che ci hanno lasciato nel 2014 vorrei ricordare un grande artista come Joe Cocker voce inimitabile del rock-blues.
Nato a Sheffield (G.B.) il 20 Maggio 1944 viene alla ribalta con una cover dei beatles ( with a little help from my friends) definita dai critici (a ragione secondo me) la migliore interpretazione di una canzone dei quattro di Liverpool. La versione di Cocker stravolge quella dei beatles, sia per quanto riguarda la parte armonica che quella melodica. All’inizio del brano troviamo una breve introduzione quasi celestiale suonata da un organo Hammond , ma un crescendo di batteria e basso lascia presagire che sta accadendo qualcosa di imminente. Irrompe violentemente in battere la chitarra (suonata nella versione in studio da Jimi Page che di lì a poco avrebbe formato i led zeppelin) che evoca l’eco delle grida di un animale selvatico ferito.E’ rock!
Già da queste poche battute l’impatto per l’ascoltatore può essere paragonato ad uno schiaffo in pieno volto. Ora sembra tutto sorprendentemente calmarsi, l’energia iniziale scorre via come l’acqua di una sorgente: è il preludio della prima strofa.
La voce di Cocker è sporca e rauca come sarebbe quella di chi ha un’infinità di bottiglie di whisky vuote nella dispensa ed ha passato troppe notti all’aria umida. Essa sembra uscire da un amplificatore marshall valvolare in piena distorsione, ma è incredibilmente bella.
Fin dai primi versi si capisce che la melodia originale, inizialmente composta per la voce (non intonatissima) di Ringo, è solo un pallido ricordo. L’accompagnamento delle prime due strofe è affidato al basso ed all’organo, poi d’improvviso una rullata di batteria introduce un coro graffiante che duetta con la voce solista, la chitarra con i suoi “power chord” è maestosa ed avvolge divinamente per tutta la durata del brano, nella migliore tradizione rock. La parte “b” del brano si conclude con una bellissima progressione armonica (non presente nella versione originale dei beatles) evidenziata dal coro e dalla voce solista di Joe. Un alchimia rock perfettamente riuscita, da ascoltare a volume alto.
Joe Cocker, grazie anche alla popolarità di questo brano primo nelle classifiche in molti paesi per svariate settimane, parteciperà a Woodstock nel 1969, il celebre concerto evento paradigma della musica “fricchettona”, ottenendo grande successo.
Gli anni 70′ ed i primi 80′ sono un periodo buio per il cantante inglese, i problemi della dipendenza dall’alcol bussano alla porta e le nuove incisioni non sono particolarmente interessanti.
Ma i tempi bui scompaiono nel 1985 con “You can leave your hat on” con il film “9 settimane e 1/2” che lo consacra come un grande interprete. Nel 1987 scala le classifiche con l’album “unchain my heart” un buon disco dove miscela sapientemente atmosfere pop,blues e rock.
Ascolti consigliati:
With a little help from my friends
Curiosità
Joe Cocker aveva una mimica scenica molto caratteristica che venne imitata sia come parodia che non ( pensiamo ad un cantante nostrano). John Belushi ne fece una molto simpatica nello spettacolo televisivo “Saturday night life”. Nel video si vede quella in cui duetta con l’originale Joe Cocker. Suppongo che i due fossero buoni amici (anche di bicchiere) e quella sera ammaliarono milioni di persone.
Grazie di tutto grande ed inimitabile Joe Cocker.