La musica come ogni linguaggio, fu a lungo coltivata con la trasmissione orale da una generazione all’altra, prima che un qualunque metodo sistematico di scrittura fosse inventato. Ma in civiltà sviluppate il desiderio di avere testimonianza scritta di leggi (scientifiche o no), disposizioni permanenti e componimenti poetici, inevitabilmente fece nascere il problema di come scrivere la musica. La necessità era di trovare un sistema simbolico mediante il quale fosse possibile definire sia l’altezza sia il ritmo di una melodia. Le origini della nostra notazione musicale europea si trovano nei simboli abbreviati usati per la recitazione orale greca e orientale ( la cosiddetta ecfonetica). Dal V al VII secolo d.C. fu sviluppato da questi segni un sistema che vagamente indicava il profilo di un andamento melodico; i suoi simboli furono conosciuti come neumi.
La notazione musicale di questo periodo fu una specie di promemoria. Essa non definiva esattamente l’altezza dei suoni, ma dava soltanto un’idea approssimativa della melodia con lo scopo di aiutare il cantore quando la sua memoria aveva bisogno di una spinta, come al nodo di un fazzoletto. Poi apparve per la prima volta, all’incirca nel IX secolo d.C. il rigo. All’inizio si trattò semplicemente di una singola linea colorata orizzontale; più tardi, fu aggiunta un’altra linea colorata, e Guido d’Arezzo nel suo “Regulate de ignotu cantu”, consigliò l’uso di tre o quattro linee. Quest’ultimo sistema, tetragramma , fu adottato e conservato come rigo tradizionale per la notazione nel canto gregoriano, e a tale scopo è in uso tuttora. (Il rigo è la linea orizzontale, o l’insieme di linee, che si usa per definire l’altezza di una nota). Dal secoloXII in avanti le importanti innovazioni nel campo della melodia, dell’armonia, e della ritmica indussero alcuni ingegni, musicisti e teorici insieme ( fra cui spicca Philippe de Vitry, uno dei molti padri della notazione musicale) ad ampliare il campo della teoria musicale. Il trattato di Vitry “Ars nova” spiega i principi della nuova arte nella loro opposizione alla vecchia (Ars antiqua). Il sistema di notazione che esso stabilì è sotto molti aspetti simile al nostro attuale. Ad ogni modo, sebbene il nostro attuale rigo a cinque linee appaia per le prime volte già nel secolo XI fino al secolo XVII non vi fu un accordo generale sul suo impiego. Molti compositori ritennero necessario usare più di cinque linee: Frescobaldi e Sweelinck, ad esempio, usarono righi a otto e sei linee.