Beethoven e la critica musicale

Sicuramente possiamo immaginare lo sconcerto di Beethoven nel leggere le critiche spesso feroci a lui riservategli  soprattutto nel suo primo periodo compositivo  dall’influente ed autorevole critica musicale  tedesca dell’epoca. Premesso che l’ Allgemeine musikalische Zeitung  era un periodico  pubblicato nel XIX secolo e probabilmente il principale giornale musicale tedesco della sua epoca. La rivista recensiva spettacoli musicali di numerosi paesi, concentrandosi sulle nazioni di lingua teutonica, ma copriva anche la Francia, l’Italia, la Russia, la Gran Bretagna e occasionalmente l’America. La sua imparzialità e la fedeltà ai principi fondamentali della credibilità e della discrezione a proposito delle posizioni personali di coloro di cui le recensioni si occupavano, gli assicurarono una stabile ed eminente posizione nella società musicale tedesca del suo tempo, durante il quale il giornale esercitò una grande influenza.Bene! fatta questa doverosa premessa veniamo al dunque, leggiamo cosa scrive un autorevole critico sulle colonne  dell’Allgmeine Musikalische Zeitung nel giugno 1799 recensendo le tre Sonate op.12 per pianoforte e violino del genio di Bonn:

“Il critico dopo essersi fatto faticosamente strada attraverso queste curiose e straordinariamente difficili sonate  ne esce esausto e scoraggiato. Innegabilmente il sig. Beethoven segue la sua strada, ma che strada originale e tortuosa! Ragione, ragione e sempre ragione, ma senza spontaneità, senza canto! È una musica arida e poco interessante, un tentativo sforzato di strane modulazioni, un’avversione per le normali relazioni tonali, un accumulo di difficoltà su difficoltà così da perdere ogni piacere nel compito. Un altro critico ha detto all’incirca le stesse cose e non possiamo altro che essere d’accordo con lui”.

Maynard Solomon (critico musicale e saggista ottocentesco) scrive : “le prime pubblicazioni di Beethoven non riuscirono  a suscitare un interesse sufficiente a giustificare la supposizione che egli sarebbe divenuto un grande compositore. Una stroncatura delle prime composizioni di Beethoven apparsa nel 1784 sul “Musikalischer Almanach“ di Forkel, le paragona a quelle di uno studente alle prime armi: “si potrebbero forse rispettare come primi tentativi di un musicista principiante, ad esempio un’esercitazione di uno studente al terzo o quart’anno delle nostre scuole“. Al tempo in cui erano stati completati i tre quartetti con pianoforte WoO 36, nel 1785, è probabile che i protettori di Beethoven avessero perso la speranza di creare un prodigio mozartiano … e dal 1784 fino alla partenza di Beethoven da Bonn, fu pubblicata nel 1791, una sola sua composizione [Le Variazioni per pianoforte sul tema “Venni amore” di V.Righini, WoO 65]”.

  Recensione delle Variazioni WoO 73 :

“Queste variazioni [Dieci variazioni in Si bemolle maggiore sull’aria “La stessa la stessissima”, dal Falstaff di Salieri, WoO 73] non danno alcun motivo di gioia. Hanno dei passaggi così antimusicali, in cui delle ruvide tirate di semitoni provocano violente dissonanze coi bassi e viceversa! No, il Sig.v.B. può essere un abile improvvisatore, ma non conosce i primi elementi per scrivere delle buone variazioni”.
Allgemeine Musikalische Zeitung, giugno 1799
 

Recensione della Sinfonia detta” Eroica” in Mi bem. magg., Op.55 ( ovvero un capolavoro assoluto e patrimonio dell’umanità):

“Una nuova sinfonia di Beethoven, da distinguere dalla Seconda, è scritta in uno stile del tutto diverso. Questa lunga composizione, di esecuzione estremamente difficile, è in realtà una selvaggia fantasia di enorme dimensioni. Nulla manca in tema di passaggi belli e stupefacenti in cui si riconosce l’energico compositore pieno di talento; ma spesso si perde nell’anarchia. La Sinfonia inizia con un Allegro in Mi bemolle vigorosamente scolpito; segue una marcia funebre in Do minore, sviluppata in stile fugato. Seguono uno Scherzo, Allegro e un Finale in Mi bemolle. Il recensore è un sincero ammiratore di Beethoven, ma deve confessare che vi si trovano troppe cose abbaglianti e bizzarre, il che impedisce di afferrare il tutto, così che il senso di unità è del tutto perduto.Allgemeine Musikalische Zeitung, febbraio 1805.

L’articolo continua con un elogio di una nuova sinfonia di Anton Franz Joseph Eberl, 1765-1807, viennese, pianista e compositore molto prolifico, ebbe grande popolarità e successo, ma oggi è del tutto dimenticato. Al nostro Maestro, commentava Schindler, veniva quindi dato a intendere che avrebbe fatto meglio a scrivere come Eberl.

Altra critica alla terza sinfonia :

“Proprio come certe opere minori di Beethoven possono essere biasimate per essere troppo macchinose, strane, e difficili da eseguire più di quanto sia necessario, o perché esse non hanno praticamente nulla da dire o forse nulla che non potrebbe essere detto altrettanto bene, o meglio, se fosse espresso più semplicemente, più naturalmente, più semplicemente; proprio così certamente, io dico, egli ignora tutti questi rimproveri quando scrive un pezzo come questo, ricolmo di difficoltà insuperabili anche per l’ascoltatore più attento e l’esperto musicista. Questo non vuol dire che il lavoro non sia superlativo in tutto, né che il genio di Beethoven non manifesti le sue caratteristiche anche in quest’opera, perché la sua peculiare caratteristica consiste nello scrivere musica che, per quanto riguarda gli aspetti meccanici e tecnici, è impossibile eseguire adeguatamente, sia per gli strumenti che per le mani. Comunque, tosto che questa composizione divenga nota, è certo che darà luogo ad una moltitudine di trascrizioni e arrangiamenti. Allgemeine Musikalische Zeitung, 1807.
 

Un corrispondente della Berlinische Musikalische Zeitung, nel 1805 definì l’Eroica di Beethoven

“stridula e confusa” e riferiva che a Vienna “alcuni idolatrano i difetti ed i pregi di questo compositore con lo stesso entusiasmo, fino a sfiorare il ridicolo”.

I critici del tempo, secondo le particolari deformazioni del loro orecchio e del loro intelletto, avevano ravvisato in Beethoven e nelle sue opere, genio e sregolatezza, slancio appassionato ma caotico, un’arte ricca di espressione emotiva ma priva di forma, bizzarra e confusa.  Si giunse a definire la Sonata a Kreutzer “un terrorismo artistico” e il suo autore “un mago evocatore di apparizioni magiche”, ad accusarlo di avere scatenato nella Sonata Op.57, l’Appassionata, “molti spiriti maligni”. Lo Scherzo della Quinta Sinfonia aveva suscitato l’impressione di “una voce strana e terribile” da provocare il brivido della “paura degli spettri”.
Luigi Magnani “È fuori dubbio, scrive il critico, che il Sig. Beethoven segue una strada che si è segnata lui stesso; ma che cammino pieno di rovi e di spine. Scienza, ancora scienza, sempre scienza! E non un’ombra di naturale e di melodia. È uno sforzo perpetuo una ricerca incessante di modulazioni bizzarre, un’avversione naturale per tutte le modulazioni naturali, e un accumulo tale di difficoltà che, suo malgrado, fa perdere la pazienza e rinunciare alla lotta“. [È a questo proposito che Beethoven scrisse agli editori Breitkopf e Härtel la famosa lettera in cui raccomanda che è bene che i recensori abbiano una certa moderazione, specie quando si pronunciano sulle opere di un giovane compositore! “Ai loro signori recensori raccomandino maggior intelligenza e prudenza, sopratutto riguardo alle opere dei giovani autori, qualcuno, che altrimenti potrebbe anche andare lontano, potrebbe esserne sgomentato; ……… le chiassate del loro recensore furono, in principio, così avvilenti che io,  cominciando a paragonarmi con altri compositori potevo appena soffermarmici sopra, restai del tutto calmo  e pensai che non capiscono nulla. ………… Ma ora pax vobiscum ;pace a loro e a me ……….” Lettera del 22 aprile 1801, K.47.] 
Wilder Recensione dei Quartetti per archi Op.18, nr.1-3.
Fra le nuove opere vi sono interessanti composizioni di Beethoven, i cui tre quartetti (Op.18) danno la misura del suo ingegno; ma è necessario sentirli molto, sono molto difficili e per nulla popolari. 
Allgemeine  Musikalische Zeitung, 1801 L’ultimo volume dell’Allgmeine Musikalische Zeitung include una critica della Sonata Op.13. è il primo indice che il critico ha compreso almeno in parte l’intima poesia non fermandosi solo agli aspetti tecnici. E’ verosimile che il compositore stesso abbia dato una chiave al critico con l’epiteto “Patetica”. “Quest’ammirevole sonata è giustamente denominata patetica, perché essa è profondamente commovente. Una nobile melanconia è presente nel Grave introduttivo, che ricorre di tanto in tanto a interrompere l’appassionato e molto espressivo stato d’animo dell’Allegro. Nell’Adagio in Fa minore, la cui bella, fluente melodia non deve essere strascicata, il carattere diventa quello del riposo e della consolazione. Lo spirito e la tonalità dell’Allegro ritornano nel Rondò, così che uno stesso stato d’animo è mantenuto per tutta la sonata che ne ricava unità, vita interiore e un vero valore estetico. Poter parlare così di una sonata, considerato che tutte le altre condizioni dell’arte musicale sono qui soddisfatte, è indice della sua bellezza. L’unica critica (e questo è meno un rimprovero che un desiderio di assoluta perfezione), è che il tema del Rondò ha un carattere familiare. Il critico non sa dire dove lo ha sentito in precedenza, manon è nuovo”.Schindler 

Beethoven-corte-imperialeNon bisogna  con questo pensare che l’atteggiamento della critica tedesca sia stato sempre negativo, in seguito anche i più sprovveduti  e salomonici capirono la grandezza delle opere in questione. Considerando il contesto storico musicale in cui si trovava  Beethoven  non era facile per chiunque accettare uno strappo così profondo al classicismo viennese così magistralmente reso celebre da Hadyn e Mozart, dovevano suonare alquanto ” strane ” e dissonanti le opere del  maestro di Bonn per molti dei suoi contemporanei. Pensiamo agli  ultimi quartetti per archi  scritti addirittura  con un linguaggio novecentesco, una  sorta di viaggio nel tempo che Beethoven compie grazie al suo genio, la critica li trovò inascoltabili affermando addirittura che vista la sordità dell’autore si trattava di musica non consapevole.

Pensiamo al tema  della quinta sinfonia, per noi uomini del XXI secolo quel motivo evoca qualcosa di conosciuto, di familiare, come un sentirsi a casa, di esteticamente appagante perchè metabolizzato. Non ci sorprende l’asprezza di quell’inizio in cui l’intera orchestra esegue le stesse quattro note perchè esso ci è familiare e consono, rientra pienamente nei canoni della nostra estetica, naturale per noi uomini del XXI secolo.

Viceversa, i coevi di Beethoven questa “familiarità” ancora non l’avevano maturata e quindi dovevano percepirla quasi come un brano hard rock  suonato a tutto volume in piena notte. Penso che sia ampiamente logico supporre che gli stessi Mozart e Hadyn non ‘avrebbero apprezzato quel tipo di orchestrazione, quel violento attacco proprio in apertura di sinfonia.

Per questo motivo bisogna supporre che  gli ‘articolisti che all”epoca  scrissero  simili scempiaggini sul maestro di Bonn siano ampiamente giustificabili, tranne forse nel caso in cui consigliavano a Beethoven di scrivere come Eberl.

Un’ ultima cosa che  riguarda l’immagine tratta dal dipinto sopra, esso ritrae Beethoven che si rifiuta di salutare la corte imperiale napoleonica per i motivi che sappiamo; la figura alle spalle dovrebbe essere quella di Wolfang Goethe (conoscente di Beethoven).

Purtroppo non sono riuscito a trovare l’autore del dipinto, se qualcuno avesse informazioni a riguardo può gentilmente scriverle sotto. Gliene sarei infinitamente grato.